Il rifugio del Carrelet
Saint-Christophe-en-Oisans

Il rifugio del Carrelet

Flora
Rifugio
Storia ed architettura
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« Randonnée » familiare lungo il Vénéon che si addentra nel cuore del massiccio e permete di scoprire un panorama alpestre.

Al fondo di un vallone sassoso, questo cammino risale alle origini del Vénéon e sbuca sul « plan du Carrelet ». Il verdeggiare di questo « plan » spicca sulla falesia scoscesa dell’Ailefroide che domina il rifugio con i suoi 2000 metri di dislivello. Questo sentiero è stato oggetto di importanti lavori di restauro dalle squadre del Parc national, affinché fosse accessibile per il piacere degli escursionisti.


14 I patrimoni da scoprire

  • Storia

    Frazione della Bérarde

    La Bérarde è una frazione rappresentativa della storia dell’alpinismo e del suo corollario, lo sviluppo turistico delle valli. Una strana mescolanza di edificio per l’accoglienza e di commerci, esempi modesti ma significativi delle epoche successive degli impianti turistici su un sito emblematico della storia di questa valle.
  • Storia

  • Flora

    Trifoglio sassaiolo

    Questo piccolo trifoglio raro colonizza le morene e ghiaie crystalline come alla confluenza del Vénéon con la Romanche fino al Vallone del Chardon. Di un colore biancastro o rosastro, i suoi fiori sono molto piccoli e portano peli bianchi che gli danno un aspetto lanuginoso.

  • Storia

    Premesse di un Parco nazionale nel 1913

    All’inizio del Novecento, nasce la necessità di proteggere i versanti montuosi dell’Alto Vénéon per limitare l’erosione dei suoli e le piene torrenziali subiti dalla Romanche e dal suo affluente, il Vénéon. La deforestazione e lo sfruttamento pastorale sono in causa a quell’epoca. Nel 1913, dopo lunghi negoziati, lo stato compra circa 4000 ettari di terrani al comune di « Saint-Christophe-en-Oisans », per farne un « Parc national ». Lo sviluppo del turismo e dell’alpinismo, con l’impulso dato dl CAF e dal Touring Club de France a partire dalla seconda metà dell’Ottocento in questo settore dell’Oisans non è certo estraneo a questa decisione. L’ispettore delle “Eaux et Forêts” scrive all’epoca che la creazione del Parco recherà “vantaggi per il commune di Saint-Christope nonce per lo sviluppo del turismo nel Daupiné”. Questo Parco novatore all’epoca non si appoggia a nessun testo di legge né regolamentazione, il che provoca alcune imprecisioni come lo indicano i diversi nomi usati (Bérarde, Oisans, Pelvoux, ecc.).
  • Storia

    Estensione e limiti del primo « Parc national »

    A livello locale, il nome « Parc de la Bérarde » viene evocato . L’amministrazione usa talvolta il nome di « Parc national de l’Oisans », fino all’acquisto di nuove parcelle a Pelvoux nel 1923 (valle di Celse-Nière, ghiacciaio nero, ghiacciao bianco). L’appellazione di questo Parc che riguarda ormai i diversi versanti del massiccio del Pelvoux, diventa allora « Parc national de Pelvoux ». L’estensione del Parco al territorio del Valgaudemar viene realizzato nel 1924, portando così la superficie dell’insieme a quasi 13.000 ettari. Nel 1955, una riserva nazionale di caccia viene create sul perimetro del Parco nazionale del Pelvoux. Malgrado l’azione dei forestali, il dopoguerra non è un periodo favorevole per il « Parc national du Pelvoux » che conosce dei limiti : pochi finanziamenti, assenza di una struttura di gestione, e inesistenza pressoché totale di lavori scientifici. Il « Parc national des Ecrins » nasce il 27 marzo 1973 nell’ambito della legge del 1960, creando così un vero statuto dei Parchi nazionali francesi.
  • Storia

    Controllo, conoscenza e sfruttamento razionale del Parco della Bérarde

    Il conservatore delle « Eaux et Forêts » di Gap si preoccupa per il controllo di questo Parco e suggerisce che vengano assunte delle guide del paese come guardie ausiliari. « Questi bravi alpinisti darebbero una mano per il controllo della caccia, dato che il Parco dovrebbe essere una riserva di camosci di prim’ordine, dovranno aiutare il servizio forestale per lo studio ed i lavori da fare nel Parco ». Due posti vengono creati nel 1927. Negli anni 1910, la domanda di reinserimento di due Stambecchi delle Alpi presso l’amministrazione italiana rimane senza esito. Nel 1913, un’autorizzazione di trasporto di urogalli provenienti dal Belgio viene consegnata senza che si sappia al giorno d’oggi se gli uccelli furono o meno rilasciati nel massiccio.
  • Storia

    Privilegiare la natura

    Nei primi anni, il principio di lasciare che la natura faccia la sua opera prevale di fronte alle domande di rimboscamento in larici e pini cembro di alcuni forestali. Malgrado tutto, dopo la seconda guerra mondiale, dei terreni verranno restaurati tramite rimboschimento nel Parco e nella sua vicina periferia. La presenza dei visitatori non è mai stata esclusa e l’amministrazione forestale realizza delle pianificazioni turistiche. Si tratta principalmente di opere legate all’alpinismo come l’apertura ed il restauro di sentieri alla stregua di quelli che permettono l’accesso ai rifugi di Temple-Ecrins, la Pillate e Gioberney. Delle sovvenzioni vengono anche concesse per la costruzione di rifugi.. La strada da Ailefroide fino al « Pré de Madame Carle » viene aperta negli anni 1937-1938 a scopo turistico.
  • Storia

  • Storia

    La creazione del « Parc national des Ecrins »

    Lucien Devies, presidente della Federazione francese della Montagna ed ex-presidente del CAF scrive un’arringa nella rivista del dicembre del 1963 del CAF per la creazione di un « Parc national dans le Haut-Dauphiné », sul perimetro del massiccio degli Ecrins. L’amministrazione dello stato dà quindi il cambio. Però, il progetto di Parc nei Pirenei impegna gli agenti. Bisogna quindi aspettare il 1969 ed un ulteriore intervento di Lucien Devis (sempre con l’intermediario della rivista del CAF) perché il progetto venga lanciato. Una missione di studio viene affidata a Florent nel 1971. Dopo diverse fasi di consultazione e di concertazione con gli eletti locali, il decreto recante la creazione del « Parc national des Ecrins » viene firmato il 27 marzo del 1973, su una superficie di 91.800 ettari protetti. Si tratta del quinto «Parc national » ufficialmente creato. Ne seguiranno altri : nel 2013, la Francia annovera 10 Parchi nazionali.
  • Acqua

    « Haut Vénéon »

    È in questo vallone che il torrente del Vénéon nasce, dando il suo nome alla valle. In autunno, poi in inverno e in primavera, le acque del Vénéon prendono uno splendido colore secondo la luce del giorno. Questa tinta così particolare si spiega dalla forte mineralizzazione che satura l’acqua e rinvia i raggi luminosi. Infatti, sotto l’azione dello scioglimento delle nevi, l’acqua scorre da ogni lato e liscivia delle fini particelle di silice più o meno colorate e in parte sciolte. Basta raccogliere un po’ di quest’acqua e lasciarla evaporare per notare un deposito dalla tessitura molto fine, la farina glaciale.
  • Fauna

    Azzurrino del serpollino

    Questa farfalla dalle ali azzurre macchiettate di nero frequenta le praterie montanare ed affida alle formiche il compito di crescere i suoi bruchi. Depone le uova sulla pianta che la ospita, il serpollino, i cui bottoni floreali nutrono il bruco finché non si lascia cadere in terra. Le formiche Myrmica danno allora il cambio. Sono attratte dal miellato prodotto dal bruco e lo trasportano fino al formicaio per mungerlo. Il bruco diventa carnivoro e si nutre di giovani larve di formiche senza esserne molestato. Sverna in questo modo fino a primavera. Una volta giunta a maturità, muta in crisalide nel formicaio. La farfalla si apre ed esce rapidamente per garantire la riproduzione della specie.
  • Punto di vista

    Conquista dell’Ailefroide

    Per la sua vastità, la sua altezza, la sua ripidità, la conquista della faccia nord-ovest dell’Ailefroide (vista impressionante sulla faccia nord-ovest di Ailefroide che domina il « plan du Carrelet » a quota 3.954) è paragonabile alla famosa faccia nord delle « Grandes Jorasses » secondo Devies. La prima ascensione fu realizzata dalla cordata Devies e Gervasutti i 23 e 24 luglio del 1936. Durante la camminata di approccio a partire dal rifugio di « Temple-Ecrins », Gervasutti si ruppe una costola, il che non gli impedì di realizzare questa prima prestigiosa.
  • Flora

    Pineta di pini mugo

    La pineta di pini mugo del Carrelet viene giustamente considerata come una delle più alti d’Europa. Infatti, occupa il versante fino a quota 2.400. Si sviluppa anche verso il basso dagli anni 1970, quando l’attività pastorale bovina del Carrelet cessò. Progressivamente, la prateria è stata colonizzata da una landa da ginepro nano, che favorisce l’insediamento del pino mugo.
  • Flora

    Pino mugo

    Il pino mugo è un’essenza di alta quota. Si incontra quest’albero sui versanti soleggiati fino a quota 2.450. Se può raggiungere localmente i 15m di altezza, diventa però più corto e tortuoso, anzi cespuglioso, quando le condizioni sono rigide. Il suo radicamento è resistente, è una specie molto frugale che sopporta un periogo di vegetazione molto breve, freddi intensi, la neve, la siccità, la luminosità di alta quota, il vento, il ghiaccio. Può essere utilizzato come essenza da rimboschimento in alta quota, allo scopo di proteggere alcuni terreni e di lottare contro gli inizi di valanghe.

Descrizione

Prendere il sentiero sia al al fondo del parcheggio sul bordo del torrente del Vénéon, sia nel paese, passando davanti alla casa della montagna. L’itinerario costeggia la riva destra del Vénéon varcando diversi torrenti secondari attrezzati di passerelle per arrivare al rifugio del Carrelet. La sistemazione di una pavimentazione di pietre in alcuni punti del sentiero ha permesso di lottare contro l’erosione dovuta al passaggio degli escursionisti ed allo scorrere dell’acqua. Il ritorno si fa passando da questo stesso itinerario.

  • Partenza : La Bérarde, Saint-Christophe-en-Oisans
  • Comune attraversato : Saint-Christophe-en-Oisans

Bollettino meteorologico


Profilo altimetro


Zone di sensibilità ambientale

Lungo il percorso, attraverserai, legate alla presenza di una specie o di un ambiente particolare. In queste zone, un comportamento adeguato può contribuire alla loro conservazione.

Aquila reale

Aree di attività interessate :
, ,
Periodi di sensibilità :
genfebmaraprmaggiulugago
Contatto :
Parc National des Écrins
Julien Charron
julien.charron@ecrins-parcnational.fr

Aquila reale

Aree di attività interessate :
, ,
Periodi di sensibilità :
genfebmaraprmaggiulugago
Contatto :
Parc National des Écrins
Julien Charron
julien.charron@ecrins-parcnational.fr

Raccomandazioni

In caso di forta affluenza, parcheggio possibile all’entrata della frazione proprio prima del ponte.

Nel cuore del parco
Il Parco Nazionale è un territorio naturale, aperto a tutti, ma soggetto ad un regolamento che è utile conoscere per preparare il vostro soggiorno.


Luoghi di informazione

Casa del Parco dell'Oisans

Rue Gambetta, 38520 Le Bourg d'Oisans

http://www.ecrins-parcnational.fr/oisans@ecrins-parcnational.fr04 76 80 00 51
Video di presentazione delle risorse naturali della montagna Oisans e l'artigianato. Informazioni, informazioni sul parco, proiezioni, angolo lettura per i bambini. Accessibile alle persone con mobilità ridotta. Ingresso libero. Tutte le animazioni del Parco sono gratuite salvo indicazione contraria.
Saperne di più

Trasporto

Fermata autobus : La Bérarde


Accesso stradale e parcheggi

A partire dal « Bourg d’Oisans », prendere la D1091 poi la D530 in direzione della Bérarde (34km). Strada stretta a partire dalla frazione di Champhorent, chiusa in inverno.

Parcheggio :

Ai piedi della frazione, sul bordo del torrente del Vénéon.

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Autore

Parc national des Ecrinshttps://www.ecrins-parcnational.fr

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